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Il coinvolgimento si fa (almeno) in due

Questa settimana, per la raccolta di riflessioni sul Terzo Settore, prendiamo in considerazione il tema del coinvolgimento. La tesi è piuttosto semplice, nessuno coinvolge nessuno. Il coinvolgimento è sempre un processo fondato sulla reciprocità. Il tema allora non è: come facciamo a coinvolgere gli altri, ma come facciamo a costruire un processo coinvolgente. Ce ne parla Antonio Castagna, esperto nella gestione delle relazioni in contesti organizzativi.

Cominciamo dal significato del verbo coinvolgere: involgere insieme, legare, avviluppare. Il verbo coinvolgere ha dentro il tema del legame, dell’insieme che fa qualcosa e se ne assume la responsabilità. Anche quando lo utilizziamo con un significato indesiderabile: Tizio è stato coinvolto nell’inchiesta. Vuol dire che Tizio, insieme a Caio, deve rispondere di qualcosa, è cioè considerato responsabile.

Questa accezione del legare insieme per rispondere di qualcosa è difficile da tenere insieme, comprendere e sostenere: tendiamo ad attribuire al verbo coinvolgere solo uno dei due significati: rispondere (ma senza un legame che mi avviluppa in un unico sistema come posso rispondere di qualcosa?). Oppure con il significato di legame, inteso quasi come processo sentimentale, ideale, ma senza avere in mente che condividere è un lavoro, richiede la presenza di un oggetto, astratto, che permette di definire su quale elemento o elementi siamo corresponsabili.

Costruire un legame è un processo che richiede partecipazione ed è proprio questa la mancanza che, spesso, registriamo quando riflettiamo sul coinvolgimento degli altri in una missione, una campagna, nel raggiungimento di un obiettivo. La vera domanda da farsi è: come faccio a costruire legame? Non posso, infatti, dare per scontato un legame già esistente: essere legati affettivamente a qualcuno, per fare un esempio, non significa che questo qualcuno accetti di impegnarsi con me in vista di qualche obiettivo. Non è che siccome sono sposato con mia moglie questa abbia voglia e si impegni per andare insieme in vacanza in Alaska solo perché a me pare una buona cosa. E viceversa, non è detto che io mi lasci coinvolgere in una campagna di immersioni in una zona infestata da squali. Anche se l’Alaska corrisponde decisamente all’obiettivo: quest’estate andiamo in un posto dove si sta freschi. E la zona infestata da squali corrisponde in pieno all’obiettivo: andiamo al mare a esplorare le acque profonde.

Quindi, non possiamo dare per scontati i legami e la condivisione degli obiettivi quando lavoriamo insieme. Anche se lavoriamo insieme da anni. Anche se gli obiettivi sono apparentemente desiderabili e corrispondenti alla mission dell’impresa. Non basta ancora e non basta mai. Non sembra però che siamo così attenti ai legami nel senso del processo che li costruisce quando parliamo della condivisione all’interno di una organizzazione. Capita spesso, infatti, di sentire espressioni del tipo: gli obiettivi sono chiari, del resto lavoriamo insieme da anni! Bene, spesso non sono chiari e soprattutto non coinvolgono tutti quelli che dovrebbero essere coinvolti.

Coinvolgere dunque è un verbo che va declinato al gerundio, all’inglese: involving, che ha dentro le dimensioni dell’includere, implicare, ingaggiare verso qualcosa, un obiettivo, un oggetto, che va costruito in maniera condivisa con i soggetti che vogliamo coinvolgere, altrimenti non è un legame tra due soggetti quello che stiamo provando a costruire, ma un lazo con il quale catturare i malcapitati. Ma come è evidente, nessun animale preso al lazo direbbe di sentirsi coinvolto nella prossima gita al macello e tenterà, dunque, di liberarsi appena possibile.

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